Finalmente, dopo aver contattato più aziende per la posizione che ti interessa, utilizzando un buon CV, un recruiter ha trovato il tuo profilo interessante e ti ha chiesto di fissare un colloquio.
Cosa fare ora?
Come affrontare un colloquio al meglio?
- La preparazione
- L’abito non fa il monaco… ma il monaco si riconosce dall’abito
- La prima impressione
- Le domande
- Il compenso
1. La preparazione
Sicuramente ti sei candidato a più posizioni prima di essere stato contattato per un colloquio e può capitare di non ricordare perfettamente l’azienda o la figura in questione. Ti consigliamo per questo di tenere traccia di tutte le candidature che invii, in modo che se fossi contattato per fissare un colloquio sarai in grado di ricostruire rapidamente il motivo per il quale ti sei candidato.
A questo punto sei stato convocato per il colloquio, come prepararsi?
Sicuramente è importante visitare il sito dell’azienda in questione e informarsi rispetto al campo in cui operano, a come sono strutturati, alla loro storia. Questo può esservi utile per immaginare qualche domanda da porre al recruiter al termine del colloquio.
Se vi è possibile, fatevi un’idea anche del team di lavoro, magari verificando su LinkedIn chi siano i dipendenti e quali sono le figure già “ricoperte”.
Senz’altro, se già non ne siete a conoscenza, chiedete il nome della persona a cui dovrete rivolgervi una volta arrivati in azienda per fare il colloquio.
2. L’abito non fa il monaco… ma il monaco si riconosce dall’abito
A tutti piacerebbe vestirsi come si preferisce in qualsiasi momento della giornata, ma non prendiamoci in giro: questo non sempre è possibile.
Nel contesto di un ufficio, ad esempio, è necessaria una certa formalità, mentre in un contesto produttivo sono necessarie alcune misure di sicurezza, oltre che a una maggiore libertà nei movimenti.
Per questo, non esiste un “abbigliamento passepartout” per qualsiasi colloquio, ma vi consigliamo di valutare come vestirvi anche a seconda della figura che intendete ricoprire.
È quindi consigliabile presentarsi vestiti come vi vestireste per andare a lavoro, quindi se vi proponete per un profilo amministrativo, piuttosto che manageriale, o che comunque è inserito all’interno di un ufficio, o che magari è a contatto con il pubblico, è opportuna una certa eleganza (per l’uomo può andare un completo, per la donna un tailleur o una blusa), mentre se vi proponete per una figura che opera nell’ambito produttivo può essere più adatto anche un abbigliamento meno formale (ma mai poco curato!).
3. La prima impressione
È innegabile: ciascuno di noi, non appena conosce una persona, nel giro di pochi secondi, genera un’impressione “a pelle” della stessa.
Anche i recruiter, sebbene non si basino ovviamente esclusivamente su questa, non ne sono immuni, quindi perché non fare in modo che la prima impressione sia a nostro favore?
Presentatevi sorridenti, date una bella stretta di mano e non evitate lo sguardo del vostro interlocutore. Questo, inevitabilmente, darà l’impressione che siete sicuri di voi stessi e che siete rilassati rispetto al colloquio.
È bene anche presentarsi con qualche minuto di anticipo, per far capire che abbiamo in considerazione il tempo che la persona spenderà per il colloquio. Presentarsi in ritardo, oltre che sintomo di maleducazione, è spesso problematico per l’altra persona, che potrebbe avere altri appuntamenti già fissati nei momenti immediatamente seguenti.
Se purtroppo un imprevisto dovesse impedirti di essere presente al colloquio (o ti facesse ritardare) avvisa SEMPRE la persona con cui dovrai svolgere il colloquio: è segno di rispetto e nella maggior parte dei casi il referente sarà disponibile a fissare nuovamente l’appuntamento.
4. Le domande
Rispondi serenamente alle domande che ti vengono poste, cercando di evitare sempre di mentire o di parlare male dei datori di lavoro precedenti.
Questo ti risparmierà sicuramente eventuali figuracce, ma sarà utile anche a far capire al tuo interlocutore che guardi al tuo futuro con quell’azienda e che sei pronto a rimetterti in gioco.
Al termine potrebbe esserti richiesto se vuoi porre qualche domanda: questa è una buona occasione per toglierti eventuali dubbi o dissipare la tua curiosità sulla struttura dell’azienda o del team di lavoro nel quale potresti potenzialmente essere inserito.
È infatti buona norma preparasi un paio di domande per dimostrare il proprio interesse nei confronti dell’interlocutore e dell’azienda.
5. Il compenso
L’aspetto sul quale tutti siamo soliti soffermarci è il compenso previsto per il nostro lavoro.
Generalmente lo stesso dovrebbe essere comunicato già dal recruiter, che potrebbe indicare la RAL (retribuzione annuale lorda) o l’inquadramento proposto (tramite il quale potrete valutare lo stipendio mensile che vi sarebbe corrisposto). Il salario (o l’inquadramento) potrebbe essere già inserito nell’annuncio al quale avete risposto, quindi eventualmente potrete chiedere conferma della correttezza del dato precedentemente indicato.
Se così non fosse, potete chiedere qual è l’inquadramento che l’azienda intende proporre al candidato che verrà scelto. Questa domanda è sempre percepita come spinosa, ma è diritto del candidato crearsi un’aspettativa veritiera sulla posizione lavorativa, quindi il nostro consiglio è di ritagliarsi un momento (preferibilmente al termine del colloquio) per discutere questo aspetto.
Proporre questa come prima domanda potrebbe dare al selezionatore la percezione che non ci interessi il contesto nel quale saremo inseriti ma piuttosto che siamo interessati esclusivamente alla retribuzione.
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